Come anticipato nel precedente
articolo, siccome non siamo capaci di dire solo “NO”, ci siamo impegnati
nella ricerca di un metodo alternativo di smaltimento dei rifiuti. Sono diverse
la alternative in campo, ma quando si parla di chiusura del ciclo integrato dei
rifiuti riuscire a tradurre gli incomprensibili tecnicismi diventa quasi
impossibile, e fin troppo spesso si tende a considerare alternativo ciò che
alternativo non è.
Dopo aver analizzato le motivazioni
per dire no al termovalorizzatore (impianto basato sull’incenerimento dei
rifiuti) che di per se nega la raccolta differenziata a causa degli enormi
volumi di cui necessita per mantenere un livello minimo di efficienza energetica,
cercheremo di spiegare cosa sono torcia al plasma, gassificatore ed il
trattamento meccanico biologico.
Torcia al Plasma: La torcia al plasma è un
dispositivo usato per molteplici scopi, fra cui la distruzione dei rifiuti. Il
dispositivo in questione, genera un getto di gas ionizzato ad altissima
temperatura (7000-13000 °C) che, letteralmente, vetrifica tutti i tipi di
rifiuti con cui viene a contatto e li trasforma in una sorta di “pietra
lavica”, successivamente utilizzabile come materiale da costruzione,
soprattutto per la pavimentazione stradale. Questo sistema, che solitamente
viene utilizzato per lo smaltimento di pneumatici, PVC, rifiuti ospedalieri e
altri rifiuti industriali, potrebbe essere usato anche per lo smaltimento di
rifiuti urbani non trattati, poiché le altissime temperature di combustione
potrebbero ridurre a zero le emissioni di diossine e furani.
Il problema di questi impianti però, rimane lo stesso dei così detti “termovalorizzatori di nuova generazione”: le nanopolveri (PM2,5), che, come detto nel precedente articolo, non sono rilevabili dai normali sistemi di controllo e, ad oggi, non si riesce a quantificare le emissioni di queste pericolosissime e cancerogene ceneri che sfuggono dalla vetrificazione disperdendosi nell’atmosfera. Oltretutto permane il problema della mole di rifiuti necessaria a far funzionare questi impianti, dunque minando la buona riuscita della raccolta differenziata.
Il problema di questi impianti però, rimane lo stesso dei così detti “termovalorizzatori di nuova generazione”: le nanopolveri (PM2,5), che, come detto nel precedente articolo, non sono rilevabili dai normali sistemi di controllo e, ad oggi, non si riesce a quantificare le emissioni di queste pericolosissime e cancerogene ceneri che sfuggono dalla vetrificazione disperdendosi nell’atmosfera. Oltretutto permane il problema della mole di rifiuti necessaria a far funzionare questi impianti, dunque minando la buona riuscita della raccolta differenziata.
Gassificatore: Il gassificatore è un tipo
di impianto molto simile ai vecchi gasogeni a carbone, utilizza un processo
molto simile ad un inceneritore ed altrettanto simile nelle emissioni. I
rifiuti vengono finemente tritati ed inseriti all’interno di un reattore, dove
ad una temperatura costante, leggermente più bassa rispetto ad un inceneritore,
il rifiuto viene investito da una corrente di azoto ed ossigeno. I prodotti
della combustione sono ceneri ed un gas combustibile detto syngas, ottimo per
avviare la combustione e mantenere costate la temperatura del reattore, oppure,
in ogni caso, per produrre energia in centrali termoelettriche a gas.
Come già scritto nella descrizione del sistema, i problemi sono sostanzialmente gli stessi di un qualsiasi termodistruttore: micropolveri, nanopolveri, smaltimento delle ceneri, inquinanti in atmosfera e soprattutto totale incompatibilità con la raccolta differenziata di cui tanto si vantano i nostri amministratori locali quando vengono invitati sulle TV nazionali.
Come già scritto nella descrizione del sistema, i problemi sono sostanzialmente gli stessi di un qualsiasi termodistruttore: micropolveri, nanopolveri, smaltimento delle ceneri, inquinanti in atmosfera e soprattutto totale incompatibilità con la raccolta differenziata di cui tanto si vantano i nostri amministratori locali quando vengono invitati sulle TV nazionali.
Trattamento
Meccanico-Biologico(TMB): È rarissimo
sentir parlare di questo sistema, solitamente viene considerato un trattamento
intermedio, non un trattamento finale, ma questo è un errore gravissimo per
molteplici motivi.
Il trattamento dei rifiuti operato da questo tipo di impianti si divide in due fasi: una biologica ed una meccanica. Il trattamento biologico consiste in una selezione automatica delle componenti organiche del rifiuto per poi avviare un processo di fermentazione. La fermentazione della componente organica può avvenire in due modi: aerobica con una produzione di compost, utilizzabile come fertilizzante; oppure anaerobica con la produzione un materiale la cui possibilità di fermentare ulteriormente è stata ridotta del 90% che può essere dunque utilizzato come “riempimento” per discariche non ancora sature, senza per questo aggravare la situazione ambientale, e biogas. Il trattamento meccanico invece, grazie ad una “squadra” di sensori seleziona e differenzia i diversi tipi di materiali riciclabili dall’indifferenziato. Plastiche di vario genere, pellicole, metalli, materiali compositi ecc… vengono lavati da eventuali residui organici che poi vengono essiccati e dai quali è possibile estrarre biogas utilizzabile per produrre energia e rendere energeticamente autosufficiente tutto il processo.
Con il TMB il livello della differenziata potrebbe raggiungere il 95-98%, riducendo dunque il non riciclabile al 5-2% e la nostra provincia ne trarrebbe un enorme vantaggio ambientale ed economico. Il 5-2% rimanente, composto principalmente da materiale plastico, se finemente tritato diventa un ottimo alleggerente per materiali da costruzioni, utilizzabile al posto della sabbia di cava senza che le strutture ne risentano da un punto di vista di solidità.
Il trattamento dei rifiuti operato da questo tipo di impianti si divide in due fasi: una biologica ed una meccanica. Il trattamento biologico consiste in una selezione automatica delle componenti organiche del rifiuto per poi avviare un processo di fermentazione. La fermentazione della componente organica può avvenire in due modi: aerobica con una produzione di compost, utilizzabile come fertilizzante; oppure anaerobica con la produzione un materiale la cui possibilità di fermentare ulteriormente è stata ridotta del 90% che può essere dunque utilizzato come “riempimento” per discariche non ancora sature, senza per questo aggravare la situazione ambientale, e biogas. Il trattamento meccanico invece, grazie ad una “squadra” di sensori seleziona e differenzia i diversi tipi di materiali riciclabili dall’indifferenziato. Plastiche di vario genere, pellicole, metalli, materiali compositi ecc… vengono lavati da eventuali residui organici che poi vengono essiccati e dai quali è possibile estrarre biogas utilizzabile per produrre energia e rendere energeticamente autosufficiente tutto il processo.
Con il TMB il livello della differenziata potrebbe raggiungere il 95-98%, riducendo dunque il non riciclabile al 5-2% e la nostra provincia ne trarrebbe un enorme vantaggio ambientale ed economico. Il 5-2% rimanente, composto principalmente da materiale plastico, se finemente tritato diventa un ottimo alleggerente per materiali da costruzioni, utilizzabile al posto della sabbia di cava senza che le strutture ne risentano da un punto di vista di solidità.
Insomma il TMB potrebbe risolvere
buona parte dei problemi legati allo smaltimento dei rifiuti della nostra
provincia, ma il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti non comprende
l’utilizzo di un simile sistema, preferendo un obsoleto termovalorizzatore, o
più genericamente un termodistruttore, a discapito della nostra salute; intanto
in provincia di Treviso un simile impianto è già in funzione, mentre Tergu e
Colleferro ed altri 12 comuni sardi stanno collaborando per la costruzione di
uno di questi impianti nel loro territorio. A questo punto ho una domanda per i
lettori: se i nostri amministratori, fra Comune, Provincia e Regione, non sono
capaci neanche di copiare altre realtà virtuose, siete proprio sicuri di aver
votato le persone giuste?
Daniele Procida
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