domenica 11 marzo 2012

La Via Bio-meccanica dei Rifiuti



Come anticipato nel precedente articolo, siccome non siamo capaci di dire solo “NO”, ci siamo impegnati nella ricerca di un metodo alternativo di smaltimento dei rifiuti. Sono diverse la alternative in campo, ma quando si parla di chiusura del ciclo integrato dei rifiuti riuscire a tradurre gli incomprensibili tecnicismi diventa quasi impossibile, e fin troppo spesso si tende a considerare alternativo ciò che alternativo non è.

Dopo aver analizzato le motivazioni per dire no al termovalorizzatore (impianto basato sull’incenerimento dei rifiuti) che di per se nega la raccolta differenziata a causa degli enormi volumi di cui necessita per mantenere un livello minimo di efficienza energetica, cercheremo di spiegare cosa sono torcia al plasma, gassificatore ed il trattamento meccanico biologico.

Torcia al Plasma: La torcia al plasma è un dispositivo usato per molteplici scopi, fra cui la distruzione dei rifiuti. Il dispositivo in questione, genera un getto di gas ionizzato ad altissima temperatura (7000-13000 °C) che, letteralmente, vetrifica tutti i tipi di rifiuti con cui viene a contatto e li trasforma in una sorta di “pietra lavica”, successivamente utilizzabile come materiale da costruzione, soprattutto per la pavimentazione stradale. Questo sistema, che solitamente viene utilizzato per lo smaltimento di pneumatici, PVC, rifiuti ospedalieri e altri rifiuti industriali, potrebbe essere usato anche per lo smaltimento di rifiuti urbani non trattati, poiché le altissime temperature di combustione potrebbero ridurre a zero le emissioni di diossine e furani.
Il problema di questi impianti però, rimane lo stesso dei così detti “termovalorizzatori di nuova generazione”: le nanopolveri (PM2,5), che, come detto nel precedente articolo, non sono rilevabili dai normali sistemi di controllo e, ad oggi, non si riesce a quantificare le emissioni di queste pericolosissime e cancerogene ceneri che sfuggono dalla vetrificazione disperdendosi nell’atmosfera. Oltretutto permane il problema della mole di rifiuti necessaria a far funzionare questi impianti, dunque minando la buona riuscita della raccolta differenziata.

Gassificatore: Il gassificatore è un tipo di impianto molto simile ai vecchi gasogeni a carbone, utilizza un processo molto simile ad un inceneritore ed altrettanto simile nelle emissioni. I rifiuti vengono finemente tritati ed inseriti all’interno di un reattore, dove ad una temperatura costante, leggermente più bassa rispetto ad un inceneritore, il rifiuto viene investito da una corrente di azoto ed ossigeno. I prodotti della combustione sono ceneri ed un gas combustibile detto syngas, ottimo per avviare la combustione e mantenere costate la temperatura del reattore, oppure, in ogni caso, per produrre energia in centrali termoelettriche a gas.
Come già scritto nella descrizione del sistema, i problemi sono sostanzialmente gli stessi di un qualsiasi termodistruttore: micropolveri, nanopolveri, smaltimento delle ceneri, inquinanti in atmosfera e soprattutto totale incompatibilità con la raccolta differenziata di cui tanto si vantano i nostri amministratori locali quando vengono invitati sulle TV nazionali.

Trattamento Meccanico-Biologico(TMB): È rarissimo sentir parlare di questo sistema, solitamente viene considerato un trattamento intermedio, non un trattamento finale, ma questo è un errore gravissimo per molteplici motivi.
Il trattamento dei rifiuti operato da questo tipo di impianti si divide in due fasi: una biologica ed una meccanica. Il trattamento biologico consiste in una selezione automatica delle componenti organiche del rifiuto per poi avviare un processo di fermentazione. La fermentazione della componente organica può avvenire in due modi: aerobica con una produzione di compost, utilizzabile come fertilizzante; oppure anaerobica con la produzione un materiale la cui possibilità di fermentare ulteriormente è stata ridotta del 90%  che può essere dunque utilizzato come “riempimento” per discariche non ancora sature, senza per questo aggravare la situazione ambientale, e biogas. Il trattamento meccanico invece, grazie ad una “squadra” di sensori seleziona e differenzia i diversi tipi di materiali riciclabili dall’indifferenziato. Plastiche di vario genere, pellicole, metalli, materiali compositi ecc… vengono lavati da eventuali residui organici che poi vengono essiccati e dai quali è possibile estrarre biogas utilizzabile per produrre energia e rendere energeticamente autosufficiente tutto il processo.
Con il TMB il livello della differenziata potrebbe raggiungere il 95-98%,  riducendo dunque il non riciclabile al 5-2% e la nostra provincia ne trarrebbe un enorme vantaggio ambientale ed economico. Il 5-2% rimanente, composto principalmente da materiale plastico, se finemente tritato diventa un ottimo alleggerente per materiali da costruzioni, utilizzabile al posto della sabbia di cava senza che le strutture ne risentano da un punto di vista di solidità.

Insomma il TMB potrebbe risolvere buona parte dei problemi legati allo smaltimento dei rifiuti della nostra provincia, ma il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti non comprende l’utilizzo di un simile sistema, preferendo un obsoleto termovalorizzatore, o più genericamente un termodistruttore, a discapito della nostra salute; intanto in provincia di Treviso un simile impianto è già in funzione, mentre Tergu e Colleferro ed altri 12 comuni sardi stanno collaborando per la costruzione di uno di questi impianti nel loro territorio. A questo punto ho una domanda per i lettori: se i nostri amministratori, fra Comune, Provincia e Regione, non sono capaci neanche di copiare altre realtà virtuose, siete proprio sicuri di aver votato le persone giuste?

Daniele Procida

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