sabato 4 agosto 2012

Checkpoint a Salerno: da quando siamo in guerra?


Riportiamo integralmente il comunicato stampa del Circolo PRC Salerno Est.


Ancora una volta tornano i militari con tanto di mezzi blindati, mimetiche e fucili automatici ad effettuare ronde e posti di blocco in tutto il salernitano.

Ci preme ricordare al signor prefetto, al sindaco di Salerno, nonché alla ministro dell’interno Cancellieri ed al ministro della difesa Di Paola, che esercito e polizia hanno funzioni ben diverse. L'esercito combatte i nemici dello Stato, la polizia ha il compito proteggere il popolo. Quando è l'esercito a svolgere entrambi i compiti il nemico dello Stato tende a diventare il popolo.

Polizia di Stato , Guardia di Finanza e Polizia Municipale bastano e avanzano a difendere le strade cittadine e provinciali dalla piccola criminalità; per quanto riguarda quella organizzata e quella dei “colletti bianchi” di certo non saranno sporadici interventi repressivi ad abbattere un fenomeno sociale così radicato.

Non è accettabile che Salerno si trasformi per l’ennesima volta in un banco di prova per la militarizzazione del territorio.

venerdì 3 agosto 2012

Il Verdi In Rosso: un dramma da 2,5 milioni di euro


Sono state cinque le opere che hanno allietato la borghesia salernitana, quelli che rifiutano la “Salerno cafona” e si rinchiudono nelle calde ed ovattate sale del teatro cittadino nell'anno 2011. Cinque opere che, senza entrare troppo nello specifico dei conti, sono costate 3 milioni e 285 mila euro.

Fortunatamente la spesa, contrariamente a quello che dice il nostro… beneamato sindaco, non viene coperta solo ed unicamente dalle riserve auree del Comune. Purtroppo, adesso, per essere chiari, ci tocca dare i numeri, cercate di seguirci:
- 278 mila euro vengono dal contributo regionale, e De Luca tempo addietro tuonò che la Regione Campania non aveva stanziato un euro per il Teatro Verdi… Chiacchiere da bar.
- 160 mila euro vengono dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
- 20 mila dalla Cassa di Risparmio Salernitana.


Sapete questo cosa vuol dire?



Che da Palazzo di Città hanno sborsato la bellezza di 2 milioni 827 mila euro.

Non a caso ancora non abbiamo citato gli incassi del teatro, li volevamo conservare come ciliegina sulla torta: a vedere le immagini che vengono diffuse dalla stampa di regime, il massimo cittadino, durante tutta la stagione teatrale, è sempre stracolmo ed effettivamente si vede un trambusto non indifferente all’ingresso degli spettacoli.
Ci aspettavamo un incasso non indifferente, invece siamo rimasti scioccati: 515 mila euro…
Questo vuol dire che noi cafoni, noi cittadini di serie B, noi che pur volendo non ci possiamo permettere il biglietto d’ingresso, abbiamo sborsato la bellezza di 2 milioni 312 mila euro per far sedere un branco maiali in abito da sera sulle poltroncine di raso del Teatro Verdi, e la cosa divertente è che questi signori non pagano neanche il biglietto.



Non vogliamo di certo fare i conti in tasca all’orchestra precaria del Teatro Verdi, però, magari, per quanto bravo ed insostituibile, oltre a far pagare il biglietto, potremmo  cominciare ad ipotizzare di non pagare più 35 mila euro ad opera il signor Daniel Oren non credete?

Ma questo è solo un'idea di un gruppo di cafoni... comunisti per giunta.



A voi l’ardua sentenza.

mercoledì 25 luglio 2012

LA CSTP È UN BENE COMUNE, NON UNA MARCE!




Comunicato stampa del Circolo PRC Salerno Est


La situazione stagnante in cui ci troviamo - autisti in agitazione permanente, precari al limite della disperazione per aver perso il posto di lavoro, utenti bloccati per ore alle fermate e compagnie private che danno il via ad un’operazione di sciacallaggio sulle tratte urbane - rasenta l’assurdo!
La CSTP è in queste condizioni a causa della ridicola polemica, tutta istituzionale, tra De Luca, Cirielli e Caldoro che impedisce di arrivare ad una risoluzione, anche temporanea, della crisi del trasporto pubblico salernitano.
Come tre criminali colti con le mani nel sacco, i tre responsabili della crisi del CSTP fanno a scarica barile per confondere le idee dei cittadini, ma l’obbiettivo dei tre loschi figuri è il medesimo: la svendita del patrimonio pubblico.
Tutta la polemica sulle responsabilità della crisi del trasporto pubblico salernitano serve solo a prendere altro tempo e svalutare ancora di più l’azienda pubblica per poi regalarla al miglior offerente.

De Luca, Cirielli e Caldoro, se avessero ancora un minimo di dignità politica e personale non si incolperebbero a vicenda, ma denuncerebbero i reali motivi dello smantellamento dei servizi pubblici locali.
De Luca, Cirielli e Caldoro, rispettivamente tesserati a PD, PDL e NPSI, sono responsabili insieme ai loro partiti dei grossolani tagli dei finanziamenti a Regioni ed enti locali effettuato dal Governo Monti con la “spending review”, insomma stanno partecipando allo smantellamento degli enti che presiedono e stanno privando la cittadinanza del diritto alla mobilità sancito dalla Costituzione per favorire il volgare profitto dei privati.

Un buon servizio di trasporto che garantisca il diritto alla mobilità o è pubblico o semplicemente non lo è!

martedì 17 luglio 2012

Le interviste di Socialredwork: Enzo De Martino, comitato precari CSTP


Intervista al portavoce del movimento dei precari del CSTP Enzo De Martino sulla situazione del CSTP e del trasporto pubblico a Salerno:

1. Enzo tu sei a capo del movimento salernitano dei precari del CSTP, per prima cosa perché vi siete costituiti e cosa chiedete.


Salve a Tutti. Forse, dire di essere a capo di un movimento e’ una parola grossa. Sarebbe più opportuno dire che mi sento parte di un gruppo di amici che “ non si Arrendono Mai ”. Non e’ un pezzo di una canzone ma è la realtà che abbiamo scritto in questi anni di calvario. Siamo amici , appunto. Persone, genitori, figli fatti di carne ed ossa e non semplici numeri di matricola che in tanti e tante volte si sono divertiti a cancellare con una “ X ”. Mi chiedi perché ci siamo costituiti come Comitato Precari e cosa chiediamo? Sai, un giorno ci siamo radunati per fare due chiacchiere e guardandoci negli occhi ci siamo accorti che pian piano ci stavano scaricando senza che ce ne accorgessimo. Dovevamo fare di più. Dovevamo trovare il modo per dare “ fastidio” a tutti affinché i PRECARI non fossero dimenticati per far piacere o spazio a qualcuno. Così il 12 Dicembre del 2011 abbiamo messo su questo Movimento che ha come unico scopo quello di lottare per il nostro diritto al lavoro, al fianco, e non in contrapposizione, alle organizzazioni Sindacali, con le quali abbiamo un rapporto di piena chiarezza e allo stesso tempo di collaborazione. Ad Oggi, chiedere di essere assunti con tutto il casino che c’e’ intorno al CSTP sarebbe da stupidi ma, la cosa che ci sta a cuore adesso è la proroga della nostra graduatoria che dovrebbe scadere al 31/12/2013 e, viste le lungaggini previste per il riassestamento dell’azienda, sempre che ci sia, ci preme allungarne la scadenza almeno di altri due anni. Vi invito a visitare il sito 
www.precaricstp.com per rendervi conto delle tante iniziative che portiamo avanti con orgoglio.


2. Puoi raccontarci la tua esperienza fino a questo momento?

La mia esperienza in Cstp, e quella di tanti miei amici, comincia nasce 
nel 2009 dopo aver vinto un concorso pubblico nel dicembre 2008. Un concorso fatto senza l’ aiuto di nessuno. Solo con l’ aiuto del Signore. Bene, era per me novembre del 2009 quando il CSTP mi chiamo per il primo contratto ( ne seguiranno poi altri cinque in circa 21 mesi ) e dopo aver superato esame pratico e visite mediche. Dovetti lasciare con le lacrime un posto di lavoro dove percepivo 1400 euro fissi mensili e dove mi ero guadagnato un posizione dopo otto anni di servizio. Facevo il magazziniere si, ma stavo in un ambiente che era diventato una vera famiglia. Però, abbagliato dal famoso “ Treno che passa una sola volta”, mollai (restando tutt’oggi in ottimi rapporti con i miei vecchi colleghi ) e comincia a vivere il sogno che da 10 anni avevo chiuso nel cassetto. Andavo a guidare gli Autobus nella mia splendida Citta’. Comincia la nostra avventura e si comincia a parlare di tagli ma, nonostante ciò in circa due anni lavoriamo da autisti effettivi, ricoprendo tutti i turni, tutti gli orari, guidando svariati tipi di autobus e vagabondando per diversi sedi lavorative tipo Pagani, Cava, Vallo della Lucania, Altavilla Silentina, Salerno. Sistematicamente scadeva un contratto, passavano 20\30 giorni e ci riassumevano e questo fino a giugno 2011. Da allora niente più, solo 8 mesi di disoccupazione, poi zero. Dicevano che avevano gli esuberi e non potevano chiamarci ma, stranamente c’erano circa 30 turni di straordinario ogni giorno. C’era qualcosa che non andava perché gli esuberi erano in contrapposizione agli straordinari, cosi nei nostri presidi accanto allo striscione precari CSTP comincia ad apparire anche un altro che recitava “STOP agli STRAORDINARI…. Assumete i Precari”… Cominciamo a dare fastidio e cominciamo ad avere visibilità anche su quotidiani ed emittenti locali e regionali. Riusciamo ad arrivare A Napoli da Vetrella, Alla Provincia da Ciccone e finanche al Comune da De Luca e Cascone. Sempre la stessa risposta: Con un azienda in liquidazione come possiamo parlare di Assunzioni e dei Precari?
Scriviamo a Luca Abete, stringiamo amicizia con I Giovani Di Rifondazione Comunista di Salerno , con i Collettivi Studenteschi, sempre con l’ intento di accendere quanti più riflettori possibili su questa situazione. Cominciamo a fare volantinaggio, raccolta firme e altre iniziative.. Insomma nessuno di noi può dire di non averle provate tutte..

2. Come credi si stiano comportando le amministrazioni di Comune, Provincia e
 Regione e i sindacati sulla questione del CSTP?

Credo che tra tutte quella che ha fatto più disastri sia la Regione
 tagliando a Salerno e avendo due pesi e due misure per le varie Provincie campane. Storia recente ci dice dell’ennesimo finanziamento all’ eav di circa 200 mil di euro, soldi tolti ad altri settori di tutto il territorio Campano. Praticamente Salerno dimenticata. In casa nostra abbiamo assistito per mesi a diatribe tra provincia e comune che li vedeva contendersi la colpa di questo scatafascio. Bene il comune avrà anche la pecca di non aver votato per la ricapitalizzazione permettendo alla messa il liquidazione dell’ azienda, insieme alla provincia, ma ha contribuito diversamente anticipando fondi per servizi aggiuntivi che hanno permesso di respirare. La provincia invece a sua volta ha tagliato ulteriormente e adeguato i corrispettivi delle ditte private. Oggi lamenta di non poter ripianare il debito con il Cstp ma continua a sperperare denaro pubblico ripianando sempre il Bilancio Dell’ Aeroporto FANTASMA di Pontecagnano. I sindacati, purtroppo, sono sempre il capro espiatorio di tutte le vicende. Sono sempre loro a dormire, a non vigilare e ad accomodarsi a quello che gli viene imposto. Ma, la penso diversamente perché credo che ogni sindacalista è prima un uomo e poi un segretario o altro. E’ vero che forse li vorremmo sempre in prima linea a lottare per i nostri diritti ma, se andiamo indietro negli anni vediamo che a portare avanti un movimento, una manifestazione o una rivolta non erano le bandiere o i colori, era l’attaccamento ad un lavoro sudato, ad una terra, ad un ideale. Oggi i lavoratori hanno ancora un ideale? Continuo a sentire colleghi che chiedono solo lo stipendio ma che non si preoccupano abbastanza di cosa accadrà tra due o tre mesi. Questo non mi va giù , perché quando un anno fa’ cominciammo con le nostre iniziative atte a far luce su cosa stava accadendo, molti ci additavano come pazzi. Ci dicevano che non potevamo farci Nulla, che doveva andare così. Oggi, forse, rimpiangiamo di non essere stati abbastanza bravi a far capire a colleghi fissi e utenza l’importanza di fare squadra. L’ importanza di schierarci contro la Regione e insieme di paralizzare tutto il sistema trasporto al fine di avere un trattamento equo rispetto a Napoli. Oggi ci piangiamo addosso e dobbiamo sperare che fino ad ottobre (data fino alla quale sono sospesi i licenziamenti ) arrivino i famigerati 14 milioni dalla Regione. Un'altra lotta, questa dei 14 milioni di euro, portata avanti da noi e per la quale abbiamo chiesto più volte di unirci per pretendere questi soldi che sono il frutto di una sentenza del Consiglio di Stato che dava vinta una causa del Cstp contro la regione Campania. Si parla anche di manifestazioni di interesse del Comune che per settembre vorrebbe essere al sicuro per lo scolastico e quindi c’e’ anche la possibilità che il servizio urbano a Salerno venga fatto da privati ma, sembra che Comune e provincia siano orientati verso una manifestazione di interesse unica per tutto il territorio provinciale. Nel frattempo sindacati e proprietà, spronati dal Prefetto devono cercare di far rientrare economicamente tutti quei comuni morosi esposti con l’ azienda per accedere ad un fondo do sostegno che permetta all’azienda di sopravvivere almeno fino ad ottobre.

4. Quale è stata, secondo te, la causa principale del fallimento dell’azienda?

Credo che la causa sia descritta nel punto precedente ma , per molti
 versi e’ da attribuire alla gestione un po’ superficiale dell’ azienda in questi anni. Il Cstp era un azienda virtuosa e aveva un capitale sociale di circa 25 milioni, il problema era che spesso per risanare bilanci in perdita la proprietà attingeva dal suddetto bilancio fino a risucchiarlo del tutto. La regione ancora non aveva tagliato e le magagne venivano coperte. Ora che la coperta e’ corta per tutti, escono fuori tutti i problemi che affliggono il CSTP. Senza contare la presa in giro di Unico Campania, pentolone dentro il quale vengono mescolati i profitti di Salerno con le perdite di Napoli relative all’ evasione dei titoli di Viaggio. Insomma un casino generale! E poi c’e’ il discorso dei liquidatori nominati. Poteva bastarne uno e invece ne nominano tre in un momento di crisi come questo e il presidente dei liquidatori e’ lo stesso Santocchio, colui che ci ha riempito di promesse, che ci ha chiamato fino a casa, che ci garantiva assunzioni per i primi 20 nel giro di un anno, davanti alle telecamere della trasmissione TAM-TAM addirittura sparò alto con 70 assunzioni, lo stesso che ha portato, forse anche contro volontà, l’ azienda alla liquidazione! Barzellette….. 

5. Se potessi fare un appello alla cittadinanza cosa chiederesti per risolvere la
 situazione?

Chiederei perché quando si tratta di rivendicare un diritto ad un servizio Pubblico come quello dei trasporti nessuno alza la voce e poi quando si tarda una corsa di 10 minuti tutti ad inveire contro gli autisti? Sfogo a parte, chiedo di tutelare insieme a noi il TPL a Salerno e soprattutto un servizio efficiente come quello svolto dai miei colleghi del CSTP. Un privato che arriverebbe che servizio potrebbe offrire? Chissà. Li invito a seguirci sul Gruppo facebook S.O.S. Pendolari, creato appositamente per dare all’ utenza sempre notizie certe ed aggiornate sulla vicenda Trasporti Pubblici. Scendete in Piazza con noi, organizzatevi in presidi, manifestazioni e cercate di essere quanti più potete. Noi ci battiamo per un posto di Lavoro, voi per un diritto ad un Servizio pubblico. E Ricordate che nella Vita come nel lavoro “ Chi LOTTA PUO’ PERDERE… CHI NON LOTTA HA GIA’ PERSO”


Lorenzo Moscariello

mercoledì 27 giugno 2012

Un Decreto Bomba




In queste ore il parlamento sta votando sul DDL Fornero, le dichiarazioni dei partiti che fino ad oggi hanno sostenuto l’esecutivo di Monti non lasciano dubbi, questo decreto legge passerà senza troppe polemiche.

Ci stanno preparando un bel “pacco”! Un pacco bomba per minare le fondamenta dei diritti dei lavoratori. Elsa Fornero e Mario Monti usano parole fraintendibili ed evitano il dibattito per non entrare nel merito della così detta riforma del mercato del lavoro. Loro non ne hanno il coraggio, allora, come spesso siamo costretti a fare, saremo noi ad entrare nel merito della riforma ed a rendere più comprensibili quelli che, secondo noi, sono i nodi cruciali di questo pacco bomba.

Niente panico, saremo brevi e taglienti, eviteremo lunghe analisi del testo del decreto.
A sentire Fornero e Monti, grazie a questa riforma aumenterà la flessibilità sia in entrata che in uscita, ma cosa vuol dire?

Flessibilità in entrata: Vuol dire che mentre, fino ad oggi, il datore di lavoro doveva giustificare la motivazione di un’assunzione a tempo determinato, dimostrando la temporaneità o stagionalità del lavoro per cui veniva fatta, da oggi in poi sarà possibile farlo senza indicare nessuna causale, dunque il lavoratore sarà costantemente sotto ricatto e sarà costretto a compiacere il datore di lavoro se vuole vedere rinnovato il sui contratto di sfruttamento.

Flessibilità in uscita: Su questo la Fornero è stata molto sottile, ha preso un maglio da demolizione e con consapevole perizia l’ha calata sull’articolo 18 mandandolo in mille pezzi e distruggendo un centinaio d’anni di lotte degli sfruttati contro gli sfruttatori. L’articolo 18 è l’unico salvagente che lavoratrici e lavoratori hanno a disposizione quando il datore di lavoro li licenzia perché scomodi, come succede spesso a chi sceglie il sindacato o il partito (o entrambi) che pesta i piedi al padrone come fa la Fiom, a chi rimane incinta, a chi si ammala “troppo”, a chi costa troppo per anzianità di servizio, a chi deve rinnovare il permesso di soggiorno o semplicemente ha la pelle di un colore diverso o prega un dio diverso.
A meno che il datore di lavoro non sia talmente cretino da inserire nella causale del licenziamento una delle motivazioni elencate in precedenza il lavoratore licenziato non avrà più la possibilità di essere reintegrato, ma, anche in assenza di causale, se tutto va bene riceverà un indennità e sarà quasi impossibile concedergli il reintegro. Per quanto riguarda il licenziamento per motivi economici invece fino ad oggi il datore di lavoro doveva dimostrare l’effettiva impossibilità di ricollocare il lavoratore davanti ad un giudice ed in caso di insussistenza dei motivi economici l'attuale normativa prevedeva il reintegro del lavoratore, il risarcimento del danno ed il pagamento dei contributi. Oggi invece, in caso di insussistenza della motivazione economica accertata dal giudice, non è previsto nessun reintegro ma solo il pagamento di un'indennità tra le 15 e le 27 mensilità e la condanna a cercare un lavoro impossibile da trovare per un giovanotto di diciotto anni, figuriamoci per un cinquantenne.

Insomma, in conclusione, questo decreto ha solo uno scopo: aumentare la ricattabilità delle lavoratrici e dei lavoratori. Vista la compattezza dell’attuale compagine parlamentare e visto l’asservimento dei grandi (numericamente) sindacati ai partiti che oggi sostengono Monti e la Fornero, l’unica possibilità che abbiamo di disinnescare questo decreto bomba è il lancio di una campagna referendaria per l’abrogazione del decreto come sta proponendo Rifondazione Comunista.

Noi siamo pronti a raccogliere le firme... e voi che fate?


Daniele Procida 

giovedì 7 giugno 2012

La Grande Bufala della Meritocrazia


Il Governo a cavallo della fine dell’anno scolastico, con l’evidente volontà di presentarlo durante la pausa estiva per evitare le proteste studentesche, sta predisponendo un “decreto merito” che riguarderà scuola ed università.

Come il sistema politico, o meglio la struttura del potere, degli ultimi vent’anni ci ha abituato questa “proposta” verrà estrapolata dal dibattito parlamentare e dal dibattito pubblico per essere calata dall’alto senza che il popolo italiano, è soprattutto gli studenti, possano esprimere la loro idea di riforma della scuola.

Il decreto non fa che seguire la linea degli ultimi anni, perseverando nel tentativo malriuscito di scimmiottare il sistema anglosassone, scagliando nel nostro sistema formativo strumenti come “il migliore studente dell’anno” e le “Olimpiadi del Sapere”. Prendere degli studenti, spogliarli della loro personalità, attitudini e preferenze e vestirli dei crediti che durante l’anno sono costretti a raccogliere con corsi che si presentano come bombe di nozioni, accuratamente svuotati da ogni spunto di criticità; adornare gli studenti, come manichini, con attestati di partecipazione e di “migliore studente dell’anno” per metterli in vetrina alla mercé delle aziende per trasformarli in automi carichi d’informazioni e privi di personalità di certo non aumenta la meritocrazia nella scuola!

Sulla falsa riga del modello INVALSI, nuovi strumenti di somministrazione di quiz per automi vengono inseriti di anno in anno. Il Ministero dell’Istruzione, anziché stanziare risorse per queste pagliacciate, che tutto fanno tranne far aumentare la meritocrazia del sistema scolastico, dovrebbero garantire a tutte e tutti le studentesse e gli studenti, provenienti da ogni angolo del territorio italiano, gli strumenti necessari per ricevere un’istruzione di qualità, che sia adeguata agli standard europei, ma getti le basi per un’adeguata formazione di coscienza e cultura critica e che insegni con l’aiuto della famiglia a vivere in una società multiculturale, dove differenze economiche, di colore e di provenienza non rappresentino un pregiudizio all’autodeterminazione dei e delle giovani che saranno le colonne portanti della società del futuro.

Secondo le ultime riforme, non sono solo gli studenti a dover diventare automi, anche gli insegnanti, con classi in soprannumero, personale ausiliario carente, stipendio da fame, strutture cadenti, attrezzature a dir poco obsolete, dovrebbero trasformarsi in macchine per la somministrazione di nozioni e test, non fornire strumenti che sviluppino le capacità di pensiero degli alunni. Ma di questo nel decreto merito non si parla. Bisognerebbe fornire nuove attrezzature, ristrutturare i plessi scolastici, ridurre il numero degli alunni per classe, valorizzare il percorso formativo e le capacità specifiche acquisite durante gli anni di lavoro in un territorio, smantellare il sistema di precarizzazione degl’insegnanti e fornire una formazione permanente dei docenti, dalle materne all’università, che garantisca standard d'insegnamento adeguati ed al passo con i tempi per gli attori principali del futuro della nostra società.

Per concludere ci preme ricordare al Governo Monti che il decreto legge è uno strumento normativo ideato per garantire rapidità d’azione del Governo stesso in caso di straordinaria necessità ed urgenza, e non lo strumento naturale per legiferare come ci hanno abituato i precedenti esecutivi, dunque questo decreto, come da articolo 77 della Costituzione della Repubblica Italiana, essendo privo della condizione di “necessità ed urgenza”, se non per evitare le proteste di studenti e docenti, è anticostituzionale.

Mentre attendiamo la possibilità di essere rappresentati in parlamento ci chiediamo:
- Cosa fa il parlamento mentre il Governo Monti priva i presunti rappresentanti del popolo italiano del potere legislativo?
- Cosa fanno le opposizioni parlamentari mentre il Governo smantella il sistema formativo italiano che nonostante tutti i problemi rimane uno dei più avanzati al mondo?


Daniele Procida

sabato 2 giugno 2012

I.M.U. una patrimoniale al contrario


L’articolo 13 del d.l. 201/2011 (il cosiddetto decreto salva Italia), convertito nella legge 214/2011, come modificato dal d.l. 16/2012 convertito nella legge 44/2012, ha introdotto l’Imposta Municipale Unica (in acronimo: I.M.U.), che sostituisce la vecchia ICI. L’importo dell’imposta si calcola sul valore rivalutato (fino al 60%) degli immobili, anche se adibiti a prima casa di abitazione. L’imposta va deliberata dai Comuni, ma il suo gettito, nella misura del 50% di quanto entra dall’imposta base, va nelle casse dello Stato. In definitiva i Comuni sono chiamati a svolgere le funzioni di esattore, per conto dello Stato.

Abolire l’IMU
È necessario premettere, per sgombrare il campo dai dubbi, che il Partito della Rifondazione Comunista esprime la massima contrarietà e disapprovazione verso l’IMU.
L’ IMU è una patrimoniale al contrario : colpisce chi lavora, i pensionati e i ceti più deboli. Questo balzello genererà un ulteriore disastro sociale.
Per quanto concerne il livello della politica nazionale, proponiamo di abolire l’IMU e di sostituirla con una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze. Tassando i patrimoni a partire dagli 800.000 euro è possibile ottenere un gettito di oltre 20 miliardi, ben al di sopra di quello derivante dall’IMU. In questo modo oltre che una misura di giustizia sociale al posto di una iniqua, vi sarebbero le risorse per fare un reddito sociale per i disoccupati e una riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati.

Cosa può fare il Comune
La legge vigente consente alle Amministrazioni Comunali di modulare le aliquote applicate.
A tal proposito, la proposta di Rifondazione Comunista a legislazione vigente è quella di articolare l’IMU come segue:

-riduzione dell’IMU nella percentuale stabilita dalla legge per i possessori di prime case (2 per mille);

-riduzione dell’IMU per i possessori di seconde case concesse in fitto per uso abitativo (5,6 per mille);

-maggiorazione per i possessori di case sfitte (10,6 per mille);

-riduzione su fabbricati rurali ad uso strumentale (1 per mille);

-riduzione al minimo consentito su terreni agricoli.

In questo modo, il Comune può recuperare una funzione di redistribuzione del reddito dall’alto verso il basso, predisponendo un sistema di tassazione e di tariffazione che preveda, tendenzialmente, la riduzione della pressione sui redditi più bassi e l’incremento sui redditi più alti.

Cristian Iannone

martedì 29 maggio 2012

Donne ed altri guai su trenitalia

Razzismo e misoginia, oltre ad 
andare a braccetto, sono tra le forme d'essere più meschine. Nonostante la storia multiculturale della nostra terra entrambe persistono nel nostro territorio. 
Molti probabilmente hanno assistito a soprusi di varia forma ai danni di migranti e donne,
una ragazza che ha subito e assistito a scene di ordinaria follia ci ha contattato per diffondere la sua esperienza, lo facciamo con piacere e con una ferma condanna di tutte le discriminazioni:

sono una ragazza di salerno che,a ritorno da un viaggio di piacere a Roma,si è trovata a dover prendere il treno Regionale Veloce 3383 NA-SA delle 16.06. 


Appena arrivata al binario mi trovo davanti ad un impacciatissimo controllore che, trovandosi in difficoltà con le lingue, mi chiede di tradurre ad un gruppo di stranieri una frase semplicissima : "dovete cambiare il biglietto con l' U2". Ridacchiando per la banalità della frase da tradurre mi siedo ed il treno parte con dieci minuti di ritardo. Dopo poco arriva lo stesso controllore che mi aveva chiesto di tradurre, ed inizia a controllare i biglietti. 

Un ragazzo italiano vestito in modo molto appariscente dice di non trovarlo, fa palesemente finta di cercarlo, per poi ammetterne l'assenza. La reazione del controllore è placida, neanche stizzita, lo lascia al suo posto chiedendogli, però, per la prossima volta, di comprare regolarmente il biglietto. 


Trascorsa una mezz'ora il controllore torna nello scompartimento per verificare il biglietto di un ragazzo di origine magrebina, il quale, immancabilmente, fa finta di cercarlo ed altrettanto immancabilmente inizia a disperarsi. Il controllore, alla presenza del ragazzo italiano su cui aveva chiuso entrambe gli occhi, inizia ad accanirsi con rabbia e violenza contro il ragazzo magrebino, fino a sbatterlo fisicamente fuori dallo scompartimento al fine di farlo scendere alla prima stazione. 

A questo punto, sbagliando, decido di passare il mio biglietto al ragazzo. Il controllore stranito dall'accaduto inizia ad urlare contro il ragazzo e contro di me. Alla mia reazione di chiedere esclusivamente un pò di educazione e parità di trattamento, o almeno evitare le urla, il "signor" controllore mi minaccia di portarmi dalla PolFer e si rifiuta di fornirmi il suo nome e cognome, che gli ho più volte chiesto (non indossava nemmeno il cartellino,che,credo,sia obbligatorio nella divisa) al fine di segnalare l'abuso di potere. La risposta è stata: "lei se la sta prendendo ed ha agito così perchè è solo una FEMMINA". Quando aveva infine deciso di far scendere me insieme al ragazzo senza biglietto alla prima stazione, fortunatamente gli altri componenti dello scompartimento sono venuti in mia difesa cercando di mitigare i toni del controllore ormai rosso in faccia ed esagitato. In tutto questo, il ragazzo italiano senza biglietto restava tranquillo al suo posto.
Ora, io non posso vergognarmi di essere una donna, ma mi vergogno davvero profondamente del fatto che persone con questo livello culturale si permettano di confrontarsi con gente che almeno le lingue le conosce e che non ha bisogno di sbraitare per affermarsi (il ragazzo magrebino rispondeva al controllore in perfetto italiano e con toni pacati,anche se affranto ed umiliato, nonchè dispiaciuto perchè se la stava prendendo anche con me).


Speravo almeno che simili episodi di ignoranza,stupidità,misogenia e razzismo, si limitassero ad un territorio ben lontano da un sud fatto di colori più africani che europei, in cui, per tradizione, si sono fuse e mescolate tradizioni di tutto il mondo

Francesca

sabato 26 maggio 2012

Nessuno può essere libero se è costretto ad essere simile agli altri


Il primo movimento gay pride nasce in America nel 1969, anno in cui l'omosessualità veniva etichettata dal “Manuale diagnostico e statistico dell'Associazione americana di psichiatria” come una malattia mentale. Non esisteva nessun movimento dei diritti, nessuna “immoralità” era più ovvia  dell’amore omosessuale;
La svolta arrivò quando, finalmente, si cominciò ad alzare la voce.
I cosiddetti “moti di Stonewall”, punto focale per i diritti LGBT di tutto il mondo, fecero i primi passi proprio in quel periodo
, inserendosi  a pieno nelle fase delle rivendicazioni del movimento sessantottino.

In Italia, invece, la prima manifestazione pubblica dell’amore omosessuale si ebbe meno di 4 anni dopo la prima americana. La scelta del terreno di protesta ricadde su Sanremo, in quanto città ospite  del "Congresso internazionale sulle devianze sessuali" avviato dal CSI, atto a scoprire le cause dell’omosessualità e a proporre alcune terapie per “curarla”. Qui il neonato Fuori! (fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) diede avvio alla
manifestazione, che nel corso degli anni ha acquistato coraggio,tant’è che mentre a Sanremo nel ‘72 i partecipanti alla marcia erano in tutto una quarantina di persone, Roma, nel ’94, giunse a vederne la partecipazione di oltre diecimila.

Oggi,circa 40 anni dopo le lotte del ’69 e del ‘72, mentre in America il presidente Obama si schiera a favore delle nozze gay (che sia per motivi etici o per motivi politici, io propenderei più per la seconda),in Italia si torna nuovamente a festeggiare  il gay pride.

Nel 2012 il Pride campano sarà ospitato da Salerno, un pride strappato al capoluogo campano grazie, anche, al coordinamento Campania Rainbow e a tutte le realtà salernitane in favore del movimento LGBT
.

In queste settimane è stato allestito il Village, villaggio dei diritti, presso l’area dell’ex Salid. Due settimane di eventi ed incontri per sensibilizzare la cittadinanza sulla tematica LGBT.
Il Village è stato inaugurato nella giornata del 13 maggio da Platinette, nel pomeriggio c’è stata
la presentazione del  libro : "La vera storia dei miei capelli bianchi” scritto dall'On. Paola Concia, convolata a nozze con la sua compagna la scorsa estate.


A seguire, nelle giornate successive: mostre fotografiche (come quella sul  movimento LGBT allestita da Ottavia Voza), concerti, convegni (tra i più significativi ricordiamo quello del 17 maggio,giornata mondiale contro l’omofobia, moderato dal direttore dell’edizione salernitana de Il Mattino, Gianni Molinari, cui ha preso parte, come ospite di maggiore spicco, il filosofo Gianni Vattimo.)  e conferenze stampa (interessante quella organizzata a sostegno dei lavoratori del consorzio salernitano trasporti pubblici –CSTP-). Il Village è culminato ieri 25 maggio con diversi “matrimoni” goliardici e il concerto della compagnia d’altrocanto.
Tanti, quindi,gli appuntamenti che si sono susseguiti  nel corso delle otto giornate di Maggio e tanti i personaggi pubblici che hanno fatto da cordone ai veri protagonisti dell’iniziativa: i diritti civili e i diritti negati.

La manifestazione si chiuderà oggi,  26 maggio con la tradizionale parata che sfilerà sul lungomare salernitano e vedrà in testa Vladimir Luxuria. La marcia della Rainbow Flag si impone  con fierezza sulle discordanti opinioni provenienti dal municipio, intenzionato in un primo momento a “sparare” su ogni bacio dato alla luce del sole, poi frettolosamente smentitosi in una dichiarazione pubblica in cui si afferma che “c’è una raccomandazione degli uffici per la sobrietà ma è una raccomandazione che si formula di prassi per tutte le manifestazioni, che vale anche per le iniziative sindacali e culturali, a prescindere dagli orientamenti privati”, e che le polemiche sono state create dal nulla come dal nulla poteva creare Michelangelo.
 Si apre con il Village e il Pride salernitano, una nuova prospettiva per il sud dove, più che in altri luoghi, si tenta con non pochi sforzi  di dare una maggiore e più significativa visibilità a quella battaglia sotterranea che, meno di 30 anni fa apparteneva ancora al movimento femminista, e che oggi costituisce il fulcro di una lotta “amorevole” che ha difficoltà a mostrarsi e ad emergere in un territorio ritroso e tanto legato alla sua moralità sessista.
“L’amore è amore. E non ha mica sesso. Pensateci”.
(E.Brignano)

Francesca D’ambrosio

Presto tutte le foto del Village e della sfilata 

domenica 20 maggio 2012

Reddito di cittadinanza: una questione di volontà politica


Il reddito di cittadinanza ( o reddito minimo di esistenza/ reddito minimo garantito), nella sua declinazione “universalistica”, può essere definito come quell’ erogazione monetaria - accompagnata dal godimento gratuito di determinati diritti e servizi -, spettante, a titolo di diritto soggettivo, ad ogni cittadino (ovvero a ogni residente stabile) di un paese, indipendentemente dalla forma e dal livello del suo reddito, dalla propria condizione di occupazione- disoccupazione- inoccupazione e dal patrimonio: esso è inoltre incondizionato; illimitato; cumulabile con redditi da lavoro; corrisposto alle persone fisiche ( e non alla famiglia ) dal raggiungimento della maggiore età, in un ammontare sufficiente a garantire il soddisfacimento dei bisogni essenziali e dei diritti fondamentali della persona. 

Nelle diverse elaborazioni e pratiche reali, tuttavia, il reddito di cittadinanza ha assunto spesso le sembianze di una mera integrazione del reddito, o comunque ha finito per gravitare nell’orbita dei sistemi di protezione ed assistenza sociale - più o meno avanzati -, che ne hanno depotenziato l’ originaria portata universalistica. Ciò premesso, emerge peraltro un dato allarmante: in Europa, gli unici paesi non ancora dotati di una qualsiasi forma di reddito minimo sono l’ Italia, la Grecia e l’Ungheria. Ad esempio, in Germania, coloro che non hanno un lavoro o hanno un reddito basso, con un’ età compresa tra i 16 e i 65 anni, ricevono dallo Stato 345,00 euro al mese (per un periodo di tempo illimitato), e hanno coperti i costi dell’ affitto e del riscaldamento; con leggere differenze, dicasi lo stesso per la Gran Bretagna. In Francia, per avere diritto al Revenu minimum d’insertion (Rmi), bisogna aver compiuto 25 anni (tranne che per i disoccupati con figli): il Rmi prevede l’integrazione del reddito a 425, 40 euro mensili per un disoccupato solo e a 638,10 euro se in coppia; se la coppia ha un figlio, l’integrazione sale a 765,72 euro, che diventano 893,34 se ne ha due, i quali comunque aumentano di 170,16 euro per ogni altro figlio. Per non citare, poi, le solite Danimarca e Svezia. 

Evidentemente, è anche per la totale assenza di simili protezioni, le quali sono la norma in Europa(e non parliamo di paesi socialisti, ma di un’ area dove persino il liberal-keynesismo è stato bandito!), che le fasce deboli della popolazione italiana e greca accusano con una virulenza maggiore rispetto a quelle degli altri stati europei i colpi della crisi capitalistica che avanza. A titolo di cronaca, bisogna ricordare che, limitatamente all’ ambito delle autonomie territoriali, le regioni Campania e, da ultimo, Molise hanno istituito delle forme di reddito di cittadinanza. La prima approvò nel febbraio 2004, sotto la giunta Bassolino, una legge che prevedeva, per un triennio, un contributo mensile di 350,00 euro per i nuclei familiari aventi un reddito annuo inferiore ai 5 mila euro; nel 2006, terminata la fase sperimentale, si è andati avanti attraverso proroghe annuali previste nella Finanziaria regionale. La seconda ha introdotto, nella Finanziaria regionale 2012, un’ iniziativa sperimentale di sostegno alle famiglie molisane in difficoltà economica, prevedendo l’erogazione di un contributo economico mensile a famiglia per un periodo di tempo non superiore ai 12 mesi. Nonostante ciò, ambedue i provvedimenti peccano di limiti strutturali, come la corresponsione del contributo ai nuclei familiari e non alle persone fisiche, e di limiti naturali, essendo iniziative regionali, le quali quindi si rivolgono ad aree molto circoscritte e che, non avendo le regioni la necessaria capacità finanziaria per sostenerle autonomamente, sono appese al filo sottile del cofinanziamento statale, che immancabilmente viene meno e le fa sfumare nel nulla. Perciò, è essenziale che ad agire in tal senso sia lo Stato, anche perché si stratta di interventi che hanno dei costi inverosimilmente bassi: i dati che seguono ne sono la prova. 

Seguendo un’ interessante articolo di Andrea Fumagalli - economista che da anni è occupato sulle tematiche del reddito di cittadinanza, o reddito di base incondizionato(RBI) - , emerge che, considerando come soglia di povertà relativa 600 euro al mese, per 7.200 euro all’anno, allora, sulla base dei dati Caritas, per garantire a tutta la popolazione italiana attiva (dai 16 ai 65 anni d’età) un RBI pari alla soglia di povertà relativa(sotto forma di sussidio o di integrazione del reddito), occorrerebbe una cifra lorda pari a 20,7 miliardi di euro all’anno. Invece, per introdurre un RBI superiore del 20 % alla soglia di povertà relativa, ossia pari a 720 euro al mese, per 8.640 euro all’anno, sarebbero necessari 34,7 miliardi di euro; ancora, per garantire un RBI di 883 euro mensili, ovvero 10.000 euro annuali( misura che interesserebbe 12 milioni e mezzo di italiani, cioè il 31% della popolazione attiva), si giungerebbe ad un costo complessivo pari a poco più di 45 miliardi di euro. Ora, giacché il RBI andrebbe a sostituire gli attuali ammortizzatori sociali (indennità di disoccupazione, mobilità, i vari tipi di cassa integrazione, che a ragione Fumagalli definisce “ iniqui, parziali e distorsivi” ), incorporandoli e universalizzandoli - a scanso di equivoci, va aggiunto che a finanziare il RBI non sarebbe la previdenza, ovvero i contributi sociali, ma l’assistenza, cioè la fiscalità generale - , e atteso che il costo degli ammortizzatori sociali ammonterebbe a circa 15,5miliardi di euro, i quali andrebbero sottratti alla cifra necessaria all’introduzione del RBI, il costo netto dello stesso ammonterebbe a: 1) 5,2 miliardi di euro, per un RBI pari 7.200 euro annui; 2) 15,7 miliardi di euro, per un RBI pari a 8.640 euro annui; 3) 26 miliardi di euro, per un RBI pari a 10.000 euro annui. Si potrebbe opportunamente obiettare che questo tipo di RBI non sia effettivamente universale ed incondizionato, dal momento che, per beneficiarne, si pone come condizione il livello di reddito. Tuttavia, come ricorda lo stesso Fumagalli, “ una volta entrati nella graduatoria, non vengono poste altre condizioni e al momento una simile misura non esiste in Europa, anche laddove vengono dati generosi sussidi al reddito in modo sganciato dal lavoro”, e che ,inoltre, “occorre considerare che sta nella definizione della soglia di reddito da raggiungere il sistema per ampliare progressivamente i possibili beneficiari sino ad aumentare il grado di universalità di accesso”, poiché, proprio grazie all’RBI, la soglia di povertà tenderà ad aumentare automaticamente, aumentando il reddito medio della popolazione

Tutto ciò mette in risalto come l’introduzione di un reddito di cittadinanza non sia un problema di sostenibilità economica, ma di mera volontà politica. Infatti, per coprire i saldi succitati, sarebbero innumerevoli gli interventi fiscali che potrebbero essere eseguiti e le voci di spesa da tagliare: l’introduzione di una tassa patrimoniale dello 0,5% sui patrimoni superiori ai 500.000 euro, che, secondo Sbilanciamoci, farebbe incassare circa 10,5 miliardi di euro (oltre ai vari miliardi che si recupererebbero con un aumento della progressività delle imposte); la tassazione delle rendite finanziarie, portata dal 12,5% al livello europeo del 23%, che, sempre secondo la stessa fonte, porterebbe ad un incremento delle entrate di circa 2 miliardi di euro; la drastica riduzione della spesa militare, a cominciare dalla rinuncia alla commessa dei 90 cacciabombardieri F35, che costeranno in cinque anni 10,8 miliardi; il blocco delle grandi opere, a partire dalla TAV, per iniziare una buona volta a seguire la logica delle piccole opere, e della riconversione ecologica dell’ economia; infine, un netto taglio agli stipendi dei managers pubblici, alle pensioni d’oro, agli stipendi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e via discorrendo

In conclusione, sembra superfluo rilevare che il reddito di cittadinanza non sia uno strumento “rivoluzionario” o la panacea di tutti i mali, ma piuttosto un mezzo schiettamente riformista, che però ha dalla sua almeno due pregi notevoli: riesce ad unificare le lotte, essendo potenziale parola d’ordine di precari, disoccupati, inoccupati, studenti, lavoratori e migranti, giovani e meno giovani, finalmente uniti dopo la poderosa strategia padronale di atomizzazione e divisione del lavoro, che ha scatenato un’ infinita guerra tra poveri; blocca l’inarrestabile corsa al ribasso dei salari e dei diritti dei lavoratori, i quali, avendo garantiti i bisogni essenziali, aumenterebbero quel potere contrattuale che, in questi tempi di lotta di classe all’incontrario, sembra destinato a svanire del tutto. E’ per questo che la Federazione Provinciale di Salerno del Partito della Rifondazione Comunista-FdS, ha lanciato un appello alle soggettività politiche ed alle realtà sociali in ordine alla costruzione di una rete salernitana per il reddito incondizionato di base, rete che si sta concretizzando in questi giorni.

Valentino Rizzo

venerdì 18 maggio 2012

Riforma lavoro, pronta l'approvazione al Senato del massacro dei diritti

da controlacrisi.org:

Tra le proposte di modifica che saranno esaminate ce ne sono anche 16 dei due relatori (oltre a Castro Tiziano Treu del Pd che sono i due sherpa messi al lavoro per limare i testi) e 27 dell'esecutivo. A questi vanno aggiunti i circa 150 sub-emendamenti dei senatori. Rispetto ai testi presentati la scorsa settimana non ci sarebbero modifiche di sostanza “solo drafting del testo”, spiega Castro.

Tra i nodi che saranno sciolti dalla Commissione quello sull'articolo 18 dello Statuto: nei casi dei licenziamenti disciplinari è infatti ancora da decidere se nella riforma vada o meno inserita la cosiddetta 'tipizzazione’ nel ricorso davanti al giudice. Un emendamento dei relatori non la prevede, quello del governo sì. Il rischio è quello di limitare l’ambito di giudizio del giudice e arrivare più direttamente al risarcimento.

Si allunga a un anno la durata del contratto a termine senza causale (dai 6 mesi previsti dal governo), mentre viene ridotto a 20-30 giorni (erano 60-90 giorni) l'intervallo tra contratti a tempo determinato per l'avvio di nuove attività.

Vengono intanto confermati con un emendamento del governo gli sgravi contributivi introdotti in via sperimentale per il 2008-2010 (650 milioni) e oltre al salario di base per i Co.Co.Pro si rafforza l'attuale una tantum per i parasubordinati. La misura, però, è sperimentale, vale 3 anni.

Tra le altre modifiche approvate con piccoli aggiustamenti tecnici quelle sull'apprendistato: si potrà sempre assumere un apprendista, mentre nel testo originario l'assunzione era vincolata alla trasformazione del contratto per almeno il 50% degli apprendisti in azienda.

Via libera, sempre alla proposta dei relatori, secondo cui per attivare il lavoro a chiamata basterà inviare un sms alla direzione provinciale del lavoro. In caso di mancato, avviso i datori di lavoro rischieranno da 400 a 2.400 euro di multa (paura eh!!!). Il job on call sarà libero per gli under 25 e gli over 55.

Infine, le partite Iva: saranno considerate vere quelle che hanno un reddito annuo lordo di almeno 18mila euro, ma si allentano i criteri per la loro regolarizzazione verso un contratto a tempo indeterminato. Se nella versione precedente si teneva conto della provenienza al 75% dallo stesso datore di lavoro, della durata oltre i sei mesi e, infine, del vincolo di orario e presenza in una postazione fissa, nel testo in approvazione l la percentuale passa a più dell’80% dei compensi totali e il periodo di attività sale a otto mesi.
 



Fabrizio Salvatori


lunedì 14 maggio 2012

Un Fiume di Bandiere Rosse


Ma non dicevano che i comunisti erano spariti?


Sicuramente una delle più grosse bugie della seconda repubblica!



Il 12 maggio, per le strade di Roma, scorreva un fiume di bandiere rosse. Arrivati in piazza della Repubblica c’erano già i compagni e le compagne delle varie federazioni d’Italia sparsi tra la stazione di Roma Termini e la piazza del concentramento. Era difficile farsi un’idea del numero, c’erano compagne e compagni un po’ dovunque, ma quando gli spezzoni delle federazioni hanno cominciato ad accodarsi alla testa del corteo tutto è diventato molto più chiaro, c’è voluta più di un ora a svuotare la piazza dai militanti provenienti da tutta Italia.

Circa 40.000 persone sono scese in piazza per gridare la loro opposizione al Governo Monti, un governo politico, forse il più politico della seconda repubblica, che fa passare per tecnicismi le peggiori porcherie neoliberiste. La riforma pensionistica, l’assalto all’articolo 18 camuffato da riforma del mercato del lavoro ed il fiscal compact sono solo alcune delle riforme che Mario Monti e la sua cricca di servi delle banche hanno in serbo per tutti noi, e non siamo gli unici ad averlo capito.

Lungo il percorso del corteo si potevano ascoltare diversi cori, c’era chi prospettava la caduta di Monti, chi ce l’aveva con il PD per il suo sostegno incondizionato al governo e la sua opposizione parolaia e chi spronava la Camusso a chiamare uno sciopero generale contro le politiche criminali che stiamo subendo.
C’è tutto un popolo, stanco di essere oppresso, schiavizzato e privo di ogni rappresentanza che il 12 maggio solo in parte era con noi in piazza, ed è quel popolo che noi vogliamo coinvolgere ed ascoltare.

Arrivati in corteo al Colosseo gli interventi dal palco erano perfettamente in linea con gli slogan della piazza, abbiamo ricevuto il sostegno di compagni e compagne provenienti da tutta Europa: la Linke e la Izquierda Unida hanno inviato comunicati di appoggio alla nostra manifestazione, una compagna del Partito Comunista Portoghese ha descritto una situazione praticamente identica alla nostra, con i prezzi del trasporto pubblico alle stelle, gli stipendi ai minimi storici, smantellamento di scuola pubblica e stato sociale, ma i loro sindacati hanno convocato lo sciopero generale due volte in sei mesi, ed hanno portato in piazza centinaia di migliaia di persone pronte a dimostrare con ogni mezzo la loro assoluta e radicale opposizione alla dittatura della troika.
Intervengono dal palco anche un rappresentante di Syriza ed uno del Partito Comunista Francese, uno dopo l’altro ascoltiamo i compagni di un’Europa diversa ma allo stesso tempo così vicina.
Alla fine, gli interventi dei segretari, hanno segnato la rotta e dopo aver ascoltato le nostre istanze continuano a tenere la barra dritta, puntando senza esitazione in basso a sinistra. Il compagno Ferrero, con l’emozione di chi da anni non vedeva una piazza traboccante di bandiere rosse, e che non si aspettava una simile partecipazione, parla alla folla e come ormai da più di un anno ripetiamo senza tregua parla di una sinistra unita, che si opponga con forza alle privatizzazioni dei beni comuni, al sopruso del capitale, alla dittatura della troika ed alla schiavizzazione del popolo italiano ed europeo.

Finita questa manifestazione noi tutti siamo tornati a casa un po’ diversi. Siamo tornati a casa con la rinnovata e radicale sicurezza della possibilità di un nuovo mondo possibile, del quale noi dobbiamo essere il volano per trasformare rabbia e la disperazione in protesta organizzata per cacciare Monti ed il suo governo dei banchieri dai palazzi del potere e gettare finalmente le basi per la creazione di un nuovo sistema basato su giustizia sociale, solidarietà e democrazia.

HASTA LA VICTORIA!


Daniele Procida