domenica 5 febbraio 2012

La crisi, la manovra e altre cose che non si mangiano


Il 18 gennaio verso le 17.30 prendo la bicicletta. Arrivo al punto Einaudi, sul corso, la sala che ci hanno messo a disposizione vuota. Incrocio le dita sperando che non sia un flop. Appendo le bandiere e scendo per un caffè. 
Quando torno vengo travolto dal brusio, le sedie quasi tutte occupate. Il tempo di prenderne una e la sala finisca di riempirsi. Oggi è il primo incontro del seminario di autoformazione inaugurato dalla segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, da Milano arriva Augusto Rocchi, responsabile economia del partito. E’ qui per parlare della crisi e della manovra. Più di 70 persone oltre alle telecamere di telecolore e i microfoni di Radio vostok. Presentano l’incontro Loredana Marino, segretario provinciale del PRC e Rossella Puca, coordinatrice provinciale dei Giovani Comunisti. 
Loredana Marino è un segretario forte, carattere di ferro e cuore grande. E’ lei a prendere per prima la parola: “Oggi si discute la manovra, ognuno di noi ha bisogno dello strumento della conoscenza per costruire l’opposizione al governo Monti”.
Così, in poche battute, sviscera la natura dell’incontro. Poi spazio alle iniziative del partito: presidio a Laurito contro la discarica, boicottaggio dell’omsa, l’imminente opposizione all’inceneritore, lancio delle liste civiche “Beni comuni”. 
Prende la parola Rossella: “Conoscenza e costruzione, sono un binario inscindibile perché senza la conoscenza non si può costruire nulla, e ora abbiamo bisogno di pratica”. Poi confida “Spero che questo incontro porti alla costruzione della scuola di politica di rifondazione.”  
La parola passa a Rocchi, origini milanesi, barba leggermente incolta, abiti eleganti e scarpe sportive. Anche lui parte dalla parola chiave di questo incontro: conoscere. 
La televisione e gli organi di informazione ci stanno dando una spiegazione di questa crisi come se fosse una crisi oggettiva, e come se le soluzioni fossero oggettive. Di oggettivo non c’è proprio niente. Capire bene da dove nasce e perché c’è questa crisi è fondamentale per definire quali politiche fare contro di essa”- sostiene il dirigente, che poi incalza - “La crisi non è una crisi finanziaria, ma strutturale.” Dopo il crollo del muro, spiega, c’è l’avvento dell’ideologia neoliberista. Se prima i mercati erano regolati, dopo il crollo non esistono più vincoli. Questa esasperazione del pensiero liberale è puramente ideologica. 

Continua parlando dell’America dove la risposta alla crisi strutturale è stata la creazione del debito: “Le politiche americane hanno permesso alle famiglie di indebitarsi senza vincoli e garanzia per far avere liquidità agli americani”. Uno dei problemi è che gli americani compravano prodotti di importazione deprimendo le produzioni americane e favorendo i mercati in espansione: Cina, India, Corea, America latina.
In generale il mondo, che era abituato ad avere gli USA, il Giappone e in parte l’Europa come grandi esportatori, si ritrova con queste nazioni in crisi e paesi in crescita sempre più esportatori di merci. “Siamo di fronte a una crisi mondiale di sovrapproduzione, e tutti si fanno la guerra per conquistare pezzi di mercato”. Insomma, il mondo produce troppo e non sa dove vendere. “Per sopperire a questo, cosa hanno pensato i geni neoliberisti? dato che non si potevano fare più soldi facili con gli investimenti industriali, si facevano con la finanza. Cioè, sono intervenuti con la finanza come risposta a una crisi che era economica e produttiva, che richiedeva tutt’ altre misure. Si è risposto spostando tutto sul terreno della speculazione finanziaria, fino alla creazione dei titoli spazzatura che sono vere e proprie scommesse sulle sorti fallimentari delle industrie”, argomenta Rocchi. Sia i titoli spazzatura, sia il fatto che le famiglie non potessero pagare il debito, hanno determinato l’esplodere della crisi  

Oramai è chiaro che anche gli economisti liberisti si rendono conto dell’errore, persino loro sostengono che bisogna tornare ad un accordo di stabilità della moneta. Questa, invece, la formula di Rocchi: “Registrare che ci sono grandi aree del mondo che sono pari potenze economiche e costruire un equilibrio concordato, poi imporre vincoli alle speculazioni: non remissibilità dei titoli spazzatura. E poi, tassazione sulle rendite finanziarie. Bisogna tornare ad una contrattazione sul piano commerciale”. Una delle forme auspicabili, secondo Rocchi, sarebbe “una base comune minima per la circolazione delle merci. Cioè, se per fare quel prodotto che esporti non vengono garantiti dei diritti minimi ai lavoratori, questi prodotti non possono essere esportati nelle aree dove questi diritti esistono. Io pongo dei temi che non mi appartengono totalmente, ma che tendono almeno alla la creazione di un terreno democratico più avanzato per i lavoratori e le lavoratrici”.  

Parlando d’Europa i toni si infiammano: “Siamo arrivati ad un uso della guerra finanziaria da parte della Germania per imporre il dominio sull’Europa. So che è una tesi hard,ma ci sono forti elementi in questo senso, per esempio i titoli spazzatura in Europa sono di proprietà delle banche tedesche 
Passa all’italia: “Quello che fa Monti è racimolare soldi per chiudere il debito. Una spirale che non risolverà la crisi. 
Se la gente non può comprare, la crisi peggiorerà solamente
”: Le proposte non tardano ad arrivare: Patrimoniale, taglio alle spese militari e alle grandi opere, tetto alle pensioni d’oro. 
Soldi che dovrebbero essere investiti per un reddito sociale, abbassare le tasse ai lavoratori, ricollocazione ambientale, insomma ridistribuire.

Si decide di andare a mangiare, tanti aneddoti divertenti raccontati da un Rocchi meno istituzionale e molto simpatico.
Torno a casa con un po’ di speranza in più e la consapevolezza che c’è tanto lavoro da fare


Lorenzo Moscariello



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