È ciò che afferma la Cassazione confermando la sentenza della
Corte d´Appello di Brescia: secondo la sentenza
6374 della Quarta sezione
penale, che condanna tre ventenni bresciani, il consumo di stupefacenti
“in gruppo” non è ascrivibile alla categoria “dell´uso personale”. Secondo
la Suprema Corte l'acquisto ed il consumo di sostanze stupefacenti in
gruppo implica che "la droga non sia destinata ad uso esclusivamente
personale".
Con
questa sentenza è evidente che siamo
in presenza di un tentativo di inasprire la repressione contro chi fa uso di
sostanze stupefacenti. Mentre in Europa, ed in quasi tutto l'occidente, i
Governi s'interrogano sui danni provocati dal proibizionismo, soprattutto per
quanto riguarda la cannabis, in
Italia ancora si permette alla malavita organizzata di detenere il monopolio assoluto sulla produzione e traffico
di queste sostanze, creando un enorme danno alle casse dello Stato, alla salute
ed alla dignità dei consumatori, considerati pericolosi criminali da questo
sistema perbenista e retrogrado.
Siamo
di fronte all'ennesimo attacco strumentale: la cannabis, la marijuana o con
qualsiasi altro modo la si voglia chiamare, non può essere equiparata alla
nicotina o all'alcol, droghe che, se pur legalizzate, producono un danno
sociale che grava paurosamente sulle casse dello stato, figuriamoci se può
essere paragonata ad eroina e cocaina. I
danni che provoca questa sostanza sono tutti legati ad ingiustificate pratiche
di criminalizzazione che disegnano un consumatore di marijuana come uno
spacciatore tossicodipendente.
Quando
riusciremo a far capire, chi legifera e chi applica la legge, che chi fuma uno spinello non è un
pericolo per la società?
Quando
riusciremo a far capire ai nostri parlamentari che legalizzare marijuana ed hashish
svuoterebbe le nostre carceri risolvendo
in parte il problema del sovraffollamento?
Quando
riusciremo a far capire ai nostri Governi che legalizzando
la cannabis ed i suoi derivati si creerebbero decine di migliaia di posti di
lavoro?
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