L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro.
Negli anni scorsi il Primo
Maggio fu preceduto dalle polemiche sulle aperture dei negozi. Si disse: da
festa del lavoro a festa dello shopping. Quest’anno i negozi potranno rimanere
aperti senza bisogno di deroghe, in virtù di una legge del governo tecnico, lo
stesso governo che ha proposto nuove regole del mercato del lavoro per mostrare
all'Europa lo scalpo dell’art.18.
Quest’anno, il Primo Maggio è
stato preceduto da una lunga serie di forzature e di strappi della nostra
tradizione costituzionale, che in maniera strisciante minano la stessa
democrazia italiana.
C’è un’idea di fondo che
unisce questi fenomeni: la competizione globale non riconosce valore né al
lavoro, né alla democrazia.
Ci avviciniamo al Primo Maggio
mentre il nostro Paese paga in maniera drammatica gli effetti della crisi e dei
cambiamenti del capitalismo: smantellamento e distruzione dell’apparato
industriale, licenziamenti, disoccupazione. Le politiche degli ultimi governi,
in maniera coerente e concorde, hanno puntato allo smantellamento dello stato
sociale, allo svuotamento del ruolo dei sindacati, al disconoscimento del
carattere progressivo del conflitto e alla sua sistematica repressione, alla
riduzione dei cittadini a consumatori; in ultima analisi, all'eliminazione
della democrazia.Il capitalismo che si proclama liberale contrappone i bisogni
di liberazione degli uni a quelli degli altri tirando la coperta stretta delle
libertà dal lato che più gli conviene. I giovani precari contro i genitori
occupati, l’ambiente contro gli operai, i diritti delle donne contro quelli del
lavoro. La risposta che proponiamo non è il prevalere di un interesse sugli
altri, ma invece il reciproco riconoscimento su un piano di parità e la
costruzione dell’unità tra i conflitti contro gli avversari comuni.La democrazia
italiana è commissariata, come mostra l’istituzione del pareggio di bilancio in
Costituzione votata da PD, PdL e Monti. Le scelte di fondo, politiche ed
economiche, sono definite dal pilota automatico, cioè dai vincoli e dalle
regole del Fiscal Compact e dei trattati di Maastricht e Lisbona, dal
supergoverno della Troika. Noi siamo con quella grande maggioranza che oggi paga
la crisi, dal lavoro dipendente privato e pubblico al lavoro autonomo e
parasubordinato, al precariato diffuso manuale ed intellettuale, al popolo
delle grandi periferie metropolitane, agli immigrati, alle donne espulse dal
lavoro e colpite dai tagli allo stato sociale.
A noi il compito di costruire
l’alternativa!
Alternativa oggi vuol dire
prima di tutto NO all'Europa del Fiscal Compact e dell’austerità imposta dai
trattati e dai loro vincoli. Bisogna dire NO ora alle missioni di guerra e alla
Nato.
Alternativa significa la
costruzione, la difesa, la riappropriazione e gestione sociale dei beni comuni,
contro la mercificazione delle vite, dell’ambiente e della salute, della
conoscenza, a partire dalle vertenze e dai conflitti che si sviluppano nel
nostro territorio.
Privatizzazioni, flessibilità
e precarietà del lavoro, tagli alla scuola pubblica e allo stato sociale, sono
strade che vengono praticate anche nel nostro territorio e dalle istituzioni
locali.
Costruire l’alternativa
significa rompere gli schemi tradizionali, partire dai bisogni, dai sogni e dai
desideri, nella connessione tra vecchie e nuove generazioni, tra nativi e
migranti, nella consapevolezza che la dignità di chi lavora non può essere
sacrificata al diritto a lavorare ed entrambi non possono venir prima del
diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente; non c’è lotta sociale e
ambientale che venga prima di quella per la libertà e l’autodeterminazione
delle donne; non c’è contrapposizione fra diritti dei nativi e dei migranti; la
lotta contro le caste burocratiche è parte necessaria ma non sufficiente di
quella contro lo sfruttamento del lavoro e la devastazione della natura, contro
la mercificazione delle vite e la disuguaglianza sociale, contro il patriarcato
e la violenza maschile contro le donne.I lavoratori, i cittadini, le forze
politiche, sociali e sindacali di Salerno, eredi e custodi di quelle esperienze
socialiste di rivoluzione sociale che hanno attraversato il Risorgimento
italiano; testimoni e partecipi di quei processi di desertificazione
produttiva, annientamento e assorbimento estero dei capitali nazionali e
migrazione di massa che a seguito della crisi economica caratterizzano tutto il
bacino euro-mediterraneo, devono rivendicare e assumere il protagonismo che
loro spetta nella costruzione dell’alternativa.Chiediamo a tutte le Resistenze
salernitane di scendere in piazza questo Primo Maggio. In questa data simbolica
e carica di significati, chiediamo che Salerno venga inondata dalla gente e
dalle vertenze che innervano questo territorio e chiediamo di gridare insieme
contro questa Europa dell'austerity, contro questa Italia dei compromessi, contro
questo sistema e per un modello di sviluppo e di vita migliore ed
includente.Uno scatto d’orgoglio della sinistra diffusa che, anche se
mediaticamente oscurata, continua ad esistere e lottare.
Uno scatto d’orgoglio delle
popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono
precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello
sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione.
Un urlo per un lavoro
dignitoso, per il diritto al reddito, per preservare i beni comuni, per
preservare l’ambiente, la storia e la socialità, per combattere gli abusi
ambientali e quelli di potere.
Per una Salerno rossa tutti in
piazza il Primo Maggio!
Concentramento:
ore 9:00
p.zza Vittorio Veneto (Ferrovia) - Salerno
per aderire come singoli o
gruppi mail: socialredwork@email.it
Comitato promotore:
Confederazione Cobas Salerno
Rifondazione Comunista federazione Salerno
Comitato esposti all'amianto ex Isochimica
Radiovostok
Socialredwork
Adesioni collettive:
Isde - medici per l'ambiente sez di Salerno
Comitato No Debito
Associazione Liberi
Riformisti città di Eboli
PDcI Salerno
Rete ambiente provincia di Salerno
Nessun Dorma Vallo del Diano
Si ferrovia Vallo del Diano
No Cementificio Montecorvino
Associazione Dodekathlos
Giovani Comunisti provincia di Salerno
Viola per Salerno
Rete Utenza Salernitana per il Trasporto Pubblico
Studenti del Conservatorio G.Martucci
Adesioni individuali:
Giorgio Cremaschi
Giovanni Capuano (medico ambientalista)
Carmine Loffredo (attore)
Maria Assunta Di Napoli (ambientalista)
Carlo De Rosa (infermiere/musicista)
Confederazione Cobas Salerno
Rifondazione Comunista federazione Salerno
Comitato esposti all'amianto ex Isochimica
Radiovostok
Socialredwork
Adesioni collettive:
Isde - medici per l'ambiente sez di Salerno
Comitato No Debito
Associazione Liberi
Riformisti città di Eboli
PDcI Salerno
Rete ambiente provincia di Salerno
Nessun Dorma Vallo del Diano
Si ferrovia Vallo del Diano
No Cementificio Montecorvino
Associazione Dodekathlos
Giovani Comunisti provincia di Salerno
Viola per Salerno
Rete Utenza Salernitana per il Trasporto Pubblico
Studenti del Conservatorio G.Martucci
Adesioni individuali:
Giorgio Cremaschi
Giovanni Capuano (medico ambientalista)
Carmine Loffredo (attore)
Maria Assunta Di Napoli (ambientalista)
Carlo De Rosa (infermiere/musicista)
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