In
queste ore il parlamento sta votando sul DDL Fornero, le dichiarazioni
dei partiti che fino ad oggi hanno sostenuto l’esecutivo di Monti non lasciano
dubbi, questo decreto legge passerà senza troppe polemiche.
Ci
stanno preparando un bel “pacco”! Un pacco bomba per minare le
fondamenta dei diritti dei lavoratori. Elsa Fornero e Mario Monti usano
parole fraintendibili ed evitano il dibattito per non entrare nel merito della
così detta riforma del mercato del lavoro. Loro non ne hanno il
coraggio, allora, come spesso siamo costretti a fare, saremo noi ad entrare
nel merito della riforma ed a rendere più comprensibili quelli che, secondo
noi, sono i nodi cruciali di questo pacco bomba.
Niente
panico, saremo brevi e taglienti, eviteremo lunghe analisi del testo del
decreto.
A sentire Fornero e Monti, grazie a questa riforma aumenterà la flessibilità sia in entrata che in uscita, ma cosa vuol dire?
A sentire Fornero e Monti, grazie a questa riforma aumenterà la flessibilità sia in entrata che in uscita, ma cosa vuol dire?
Flessibilità in entrata: Vuol dire che mentre,
fino ad oggi, il datore di lavoro doveva giustificare la motivazione di
un’assunzione a tempo determinato, dimostrando la temporaneità o stagionalità
del lavoro per cui veniva fatta, da oggi in poi sarà possibile farlo senza
indicare nessuna causale, dunque il lavoratore sarà costantemente sotto
ricatto e sarà costretto a compiacere il datore di lavoro se vuole
vedere rinnovato il sui contratto di sfruttamento.
Flessibilità in uscita: Su questo la Fornero è
stata molto sottile, ha preso un maglio da demolizione e con consapevole
perizia l’ha calata sull’articolo 18 mandandolo in mille pezzi e distruggendo
un centinaio d’anni di lotte degli sfruttati contro gli sfruttatori.
L’articolo 18 è l’unico salvagente che lavoratrici e lavoratori hanno a
disposizione quando il datore di lavoro li licenzia perché scomodi, come
succede spesso a chi sceglie il sindacato o il partito (o entrambi) che pesta i
piedi al padrone come fa la Fiom, a chi rimane incinta, a chi si ammala
“troppo”, a chi costa troppo per anzianità di servizio, a chi deve rinnovare il
permesso di soggiorno o semplicemente ha la pelle di un colore diverso o prega
un dio diverso.
A
meno che il datore di lavoro non sia talmente cretino da inserire nella causale
del licenziamento una delle motivazioni elencate in precedenza il lavoratore
licenziato non avrà più la possibilità di essere reintegrato, ma, anche
in assenza di causale, se tutto va bene riceverà un indennità e sarà
quasi impossibile concedergli il reintegro. Per quanto riguarda il
licenziamento per motivi economici invece fino ad oggi il datore di
lavoro doveva dimostrare l’effettiva impossibilità di ricollocare il lavoratore
davanti ad un giudice ed in caso di insussistenza dei motivi economici
l'attuale normativa prevedeva il reintegro del lavoratore, il risarcimento
del danno ed il pagamento dei contributi. Oggi invece, in caso di
insussistenza della motivazione economica accertata dal giudice, non è
previsto nessun reintegro ma solo il pagamento di un'indennità tra le 15 e
le 27 mensilità e la condanna a cercare un lavoro impossibile da trovare
per un giovanotto di diciotto anni, figuriamoci per un cinquantenne.
Insomma,
in conclusione, questo decreto ha solo uno scopo: aumentare la ricattabilità
delle lavoratrici e dei lavoratori. Vista la compattezza dell’attuale
compagine parlamentare e visto l’asservimento dei grandi (numericamente)
sindacati ai partiti che oggi sostengono Monti e la Fornero, l’unica
possibilità che abbiamo di disinnescare questo decreto bomba è il lancio
di una campagna referendaria per l’abrogazione del decreto come sta proponendo
Rifondazione Comunista.
Noi siamo pronti a raccogliere le firme... e voi che fate?
Daniele
Procida
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