sabato 21 aprile 2012

I giornali online e la lotta di classe


La nascita di giornali comunisti online potrebbe essere il modo
 migliore per sostenere la lotta politica della sinistra in Italia.

Durante il regime fascista, Benito Mussolini adoperava la violenza per zittire i dissidenti politici. Diverse testate giornalistiche, come l’Avanti! e l’Unità, furono costretti alla clandestinità.

Oggi, il governo italiano adotta riforme economiche reazionarie per tappare la bocca a chi critica le sue politiche neoliberiste.
Giornali storici appartenenti alla Sinistra italiana, come il manifesto e Liberazione, che hanno sempre dato voce alla classe lavoratrice, rischiano di chiudere a causa dei tagli da parte dello Stato ai fondi destinati all’editoria.

La loro chiusura rappresenterebbe un duro attacco alla democrazia e al pluralismo dell’informazione in Italia. I lavoratori potrebbero essere privati della possibilità di vedere espresse le loro opinioni e le loro idee su tutto ciò che riguarda il loro paese;  subirebbero, così, l’ennesima ingiustizia.

In La libertà di stampa e la classe lavoratrice, Leon Trotsky ha scritto che “la teoria, come l’esperienza storica, dimostrano che ogni restrizione alla democrazia in una società borghese, è, infine, diretta contro il proletariato, così come le tasse cadono, infine, sulle spalle del proletario”.

Le politiche economiche sull’editoria da parte del governo sembrano non rispettare la Costituzione italiana. L’articolo 21 afferma che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Il governo italiano non fa altro che tutelare gli interessi della classe dominante a discapito dei lavoratori. Nei panni del boss-watchdog, tenta di togliere il diritto di stampa a una parte della sinistra italiana, con riforme economiche neoliberiste e antidemocratiche.

Come hanno denunciato fortemente Noam Chomsky ed Edward S. Herman in La fabbrica del conenso, nei paesi in cui vige un sistema economico di tipo capitalistico, “la finalità sociale dei media è […] di inculcare e difendere i progetti economici, sociali e politici dei gruppi privilegiati che dominano la società e lo stato”.

Nel loro libro, i due studiosi statunitensi hanno teorizzato il modello di propaganda: un processo quasi “orwelliano” consistente in cinque “filtri” in grado di dare ai potenti la possibilità di controllare le notizie, fare  il lavaggio del cervello e trasmettere al popolo le loro ideologie, creando, così, una società a loro immagine e somiglianza.

Non c’è da stupirsi, se si pensa che, nel 1846, in L’ideologia tedesca, Karl Marx e Friedrich Engels hanno spiegato che “l’ideologia dominante è sempre stata l’ideologia della classe dominante”.

Il giornalista che si opporrà a questo sistema classista e corrotto avrà il compito di dar voce alla classe lavoratrice. Egli sarà considerato una sorta di partigiano dell’informazione. Sulle orme del Comitato di Liberazione Nazionale, condurrà una vera e propria resistenza in difesa dell’articolo 21 della Costituzione, che fu fondata, appunto, sugli ideali della Resistenza antifascista in Italia.

In un paese in cui le lotte dei lavoratori e di chi li rappresenta, spesso e volentieri, vengono emarginate dai media borghesi e ignorate dai cittadini, il giornalista – partigiano dovrà portare avanti una battaglia dai toni quasi cavallereschi.

In La penna può essere anche una spada, il Subcomandante Marcos ha scritto: "se c'è chi ha fatto della penna una spada, che faccia scintillare l'aria con il suo fulgore, che si nobiliti segnalando le nostre ferite, che parlando di noi ci renda parte di un rompicapo che domani sarà un mondo a cui non mancherà né la memoria né la vergogna. Perché entrambe, la memoria e la vergogna, sono quelle che ci rendono esseri umani".

Se il campo delle telecomunicazioni è diventato, in questi ultimi anni, una sorta di “terreno sfavorevole” per la sinistra italiana, Internet (la cui invenzione è paragonabile, dal punto di vista rivoluzionario, a quella di Johann Gutenberg) potrebbe diventare il “terreno favorevole” per diffondere le sue idee tra le masse. Secondo l’Istat, nel 2011, il 51% degli italiani ha usato la rete “per documentarsi su temi di attualità, consultando, leggendo o scaricando giornali, news e riviste”.

In Italia, dove le politiche neoliberiste del governo inaspriscono sempre di più il conflitto tra le classi sociali, la nascita di giornali comunisti online potrebbe essere il modo migliore per condurre una lotta di classe, che diventa ogni giorno sempre più accesa.
 
In La guerra di guerriglia, il Comandante Ernesto Che Guevara ha scritto: “riteniamo utile che il giornale fondamentale del movimento porti un nome che ricordi qualcosa di grande e di unificatore, il nome dell’eroe del paese o qualcosa del genere, e spieghi sempre in articoli di fondo la meta verso cui sta andando il movimento […], formi la coscienza dei grandi problemi nazionali e tenga, inoltre, una serie di rubriche di vibrante interesse per il lettore”.

Informare i militanti, gli studenti, i lavoratori e i cittadini in generale è il miglior modo, secondo me, per unire il movimento e avere maggiore consenso popolare. La classe lavoratrice, indottrinata, potrebbe avere maggiore coscienza di sé e della propria forza politica. Per questo motivo, bisogna creare due, tre, molti giornali comunisti online.

Vincenzo Iannone 

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